Molte voci si sono levate in Italia per un suo rapido rilascio, da Adriano Sofri a Luca Leone di Infinito Edizioni, la casa editrice di Roma per la quale Jovan Divjak ha pubblicato il libro Sarajevo, Mon Amour . Unendoci simbolicamento a tale appello, pubblichiamo uno stralcio preso dal diario di un gruppo di giovani trentini membri dell’associazione Mondo Giovani, che dal tredici al diciannove settembre 2010 ha partecipato al viaggio di formazione in Bosnia-Erzegovina promosso da Viaggiare i Balcani.

Sarajevo: quest’incredibile incrocio di culture. … mattino del 15 settembre. Appena usciti dall’hotel immerso tra i vicoli si ha l’impressione di essere in una qualunque città europea. Risaliamo la collina per raggiungere l’ufficio dove ci attende il Generale Divjak e una distesa di tetti si apre davanti a noi: una moltitudine di minareti si lanciano verso il cielo, i campanili li rincorrono, dietro di loro moderni grattacieli li riflettono sulle vetrate. Il generale e il suo staff ci accolgono gentilmente e ci spiegano di come l’organizzazione, nata proprio durante la guerra, si sia già occupata di più di 3000 bambini tra orfani e rom. Lo scopo dell’associazione è riuscire a formare prima di tutto delle persone cittadine del mondo, in grado di comprendere e metabolizzare ciò che accade intorno a loro. “Education builds B-H”: l’educazione costruisce la Bosnia-Erzegovina. Questo il motto e il nome dell’associazione (www.ogbh.com.ba), la quale pone molta attenzione all’ambito umano anche proponendo piani di studio che danno ampio respiro alla formazione dei ragazzi. L’associazione che lui stesso fondò nel 1994, nasce come associazione non governativa. I finanziamenti derivano principalmente dalla vendita di calendari, da aste e concerti. L’inizio è stato duro, ma ora – ci confida la sua collaboratrice – si vedono i risultati. Tornando in città ci sfiorano autobus tutti diversi, donazioni di Stati europei che dopo la guerra si mobilitarono per rimettere in piedi quella che veniva definita la “Piccola Gerusalemme dei Balcani” per la sua multiculturalità. Dall’alto di una delle tante colline che circondano le città, vediamo alzarsi una Sarajevo che è l’intreccio di culture che convivono. Dina, la signora che ci accompagna, ci spiega di come la sua famiglia sia composta da persone che professano religioni differenti e ciò nonostante passino insieme tutte le festività: è l’emblema dello spirito che vive qui, che è il cuore e lo scheletro di questo angolo di mondo… Silvia Martinelli

Articoli correlati: Arrestato Jovan Divjak, di Andrea Rossini. fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso

Condividi su

Ti potrebbe piacere: