Il ricordo di Paola

Ripenso all’ultimo viaggio in Bosnia. La parola che mi viene in mente e che mi si raffigura chiara è buco. Il suo significato letterale: “apertura stretta o foro tondeggiante che penetra profondamente in qualcosa oppure che l’attraversa da parte a parte”. Buchi ovunque, nelle facciate delle case ferite ancora dalla guerra, nelle facciate delle Chiese Cristiane, Ortodosse e delle Moschee. Buchi nello sguardo delle persone, questi più difficili da colmare, che non riusciamo a comprendere fino in fondo, che rappresentano ferite, abbandoni, tradimenti perdita di continuità, di radici. Buco è anche ciò che rimane nell’animo sensibile dell’osservatore non fazioso, un buco nella ragion d’essere umano e misericordioso, fratello, parente di un popolo così simile e così vicino da farti venire i brividi. Sono partita per capire ciò che leggendo e informandomi non ero riuscita a comprendere, mi sono ripromessa di osservare con occhi puliti e mente sgombra da pregiudizi, sperando di darmi pace in qualche modo. Sono tornata sapendo molto più di prima ma non posso dire di aver trovato la mia pace.

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