Ci sono vari modi per raggiungere questa isola croata, sesta per dimensioni nel mare adriatico. Si può prendere il traghetto dalla semisola Peljesac, dove dalla cittadina Orebic ogni mezz’ora parte un trasporto. A Orebic si può arrivare da Zagabria, Dubrovnik o Sarajevo, Ploce e Drvenik, passando per il paesaggio pittoresco di Peljesac e la famosa cittadina di Ston. Si dice che il bastione di Ston, con la sua forma di doppia fortificazione, sia la più antica muraglia ben conservata dopo quella cinese. Da Dubrovnik e Spalato si arriva anche con le navi della compagnia croata “Jadrolinija”.
Di Korcula si dice che rappresenti la vetrina della cultura europea poiché ancora oggi è possibile vedere i resti del periodo illirico, greco e romano… Korcula è stata governata da dogi veneziani, da re croato-ungheresi, francesi, russi, inglesi… Gli abitanti di Korcula vi diranno che a volte si dimenticano della propria storia, gliela ricordano i turisti che ammirano il paesaggio e che anno dopo anno tornano a vistare l’isola. Il programma degli eventi culturali tradizionali estivi di solito comincia con la Festa di Mezz’Anno, il 30 giugno, quando i korculani e i loro ospiti passeggiano mascherati per le vie di Korcula. La festa più importante è il Giorno della Città che si celebra il 29 luglio, ossia il giorno di Santo Todor, uno dei protettori della città. Dal XVIII secolo, quando i resti di Santo Todor sono stati portati da Roma e conservati nel sarcofago d’argento nella famosa cattedrale, ogni 29 luglio si celebra una processione lungo le vie della città con le reliquie del Santo. Gli abitanti di Korcula sono orgogliosi anche del fatto che il loro Statuto, risalente al XIII secolo, è considerato uno dei più antichi documenti giuridici slavi. Due esemplari scritti su pergamena sono ancora conservati: un esemplare risalente al XIV secolo si trova a Venezia, un altro, del XV secolo, nella collezione della famiglia Kapor a Korcula.
“Non fanno parte del mio giro”
Il giorno seguente il mio arrivo a Korcula, l’uomo che mi ha ospitato mi ha proposto di fare un dzir (giro) per la città e io gli ho chiesto di spiegarmi l’origine e il significato del termine “dzir”. Non mi è molto chiara l’origine della parola, ma penso che si usi nell’area mediterranea e che si possa interpretare in diversi modi. “Fare un giro (napraviti ƒëir)” significa fare una passeggiata, ma anche se si vuole far capire che qualcosa ci piace (una canzone, un vestito…) si può dire che quello è “nel mio giro”. Anche, per un gruppo di persone che non gli piacciono un Dalmatino dirà che quelli “non sono mio del mio giro”.
Subito dietro la porta della città nella parte sud, nella torre Veliki Revelin, sui muri difensivi, è situata una piccola piazza dove si trovano il Municipio, la corte del Principe e la chiesa di Santo Mihailo. Questa piazza è collegata attraverso la strada principale alla piazza di San Marco, che è il fulcro della vita sociale e religiosa di questa città medievale. Li si trovano la Cattedrale, il Museo, Palazzo Arneri, la chiesa della Madonna. Lungo la strada principale che si estende da sud a nord si trovano numerosi negozi, ristoranti, gallerie… Le vie laterali da entrambe le parti si collegano con la via principale verso la cima, dove si trova Piazza San Marco. Tutte le strade sono lastricate e scalinate tranne una e portano i nomi delle famiglie importanti che lì hanno vissuto. Ancora oggi tutte le facciate delle case nella parte vecchia sono decorate con gli stemmi della nobiltà korculana. Gli esempi più belli di questa architettura risalgono al XV e XVI secolo, nello stile caratteristico del gotico-rinascimentale. Korcula e’ stata costruita da maestri locali in pietra calcarea che si trova in abbondanza in tutto l’arcipelago delle isole vicine. La stessa pietra è stata usata dai Romani per costruire Palazzo Diocleziano a Spalato, e dopo dagli abitanti di Dubrovnik (Ragusa); mentre i famosi scalpellini korculani con questa pietra fornivano le città della costa croata, montenegrina e della parte italiana dell’adriatico. Scopro che ora a Korcula sono rimasti in pochi a lavorare la pietra e quelli che ci sono lo fanno usando le macchine piuttosto che il lavoro manuale, mentre la maggioranza delle petraie è abbandonata. Così questo mestiere è diventato il passato della città e la vecchia attrezzatura, il martello e lo scalpello, si trovano soltanto in qualche casa korculana e nel museo cittadino, quale parti della collezione di scalpellini esposta in una officina stilizzata.
I cugini di Marco
Stimolati dal fatto che gli antenati di Marco Polo hanno vissuto per qualche periodo in Dalmazia, e che il cognome Depolo è ancora diffuso, i korculani credono che lo portano gli antenati del famoso marinaio. A parte l’anno della nascita (1254) non si sa molto sul primo periodo della vita di Marco Polo e questo basta ai korculani per considerarlo un loro ex concittadino. Per l’isola, dove il turismo rappresenta l’attività più rilevante, questa storia è molto importante, e oggi è quasi impossibile parlare di Korcula senza dire che si tratta del paese natale di Marco Polo. Un albergo si chiama con il suo nome, ma anche un’agenzia turistica, un ristorante, un festival musicale, mentre nella città vecchia, nei pressi della cattedrale, si trova una torre in stile gotico e un palco dal periodo rinascimentale, e i resti della casa che si crede appartenesse a Marco Polo. Quasi non esiste un korculano che non vi ricorderà di questo e non c’è un turista che nel suo album fotografico non abbia la fotografia di questo edificio, dal quale peraltro si ha una bellissima vista sul canale di Peljesac.
Dan D
Già da qualche anno, ogni 9 settembre, si ricostruisce una delle battaglie medioevali più importanti. Nel corso di quella battaglia fu catturato Marco Polo. Quest’ anno il cielo grigio e la pioggia che cadeva a tratti minacciavano di rovinare lo spettacolo, ma alla fine hanno contribuito a rafforzare l’impressione della “grande battaglia”. Quando sono arrivata sul luogo dello spettacolo con i miei amici erano già le sette meno un quarto ed era il momento in cui i vecchi galleggianti, arrivati da tutte le parti per questa occasione, abbandonano il porto di Korcula e partono per la famosa battaglia. In questo programma organizzato da Comunità turistica della città di Korcula, insieme al Centro internazionale “Marco Polo”, hanno partecipato 20 galleggianti e lo spettacolo è organizzato secondo l’idea dello scrittore e giornalista korculano Goran Duka. La nave genovese portava il nome “Petrina”, mentre la nave dell’armada veneziana sulla quale si trovava anche Marco Polo si chiamava “Lav”, simbolo della repubblica di San Marco. Qualche migliaio di persone ha seguito questa “battaglia sanguinosa” tra le due flotte belligeranti, nel mare, poco lontano dalla costa. Sopra di noi, dalla Torre di tutti Santi, si sentono i canoni, mentre i galleggianti, ora coperti dal fumo, non si vedono molto bene. Dai grandi amplificatori che si trovano accanto al palcoscenico sulla costa si sente la musica, annunciano che la battaglia sta per finire e la flotta genovese torna vittoriosa con Marco Polo catturato, portandolo in carcere. Con le catene alle mani lo lasciano rivolgere per un’ultima volta ai suoi korculani. Gli attori di questo spettacolo sono attori amatoriali di Korcula aiutati da un gruppo di giocolieri di Spalato. Il ruolo di Marco Polo nello spettacolo è ricoperto dal famoso vinaio Jaksa Onofrio. Con il suo abbigliamento autentico veneziano attira l’attenzione di tutti i presenti. Si racconta che il vero Marco Polo aveva 44 anni quando fu catturato. Poco dopo ho l’occasione di conoscere il signor Onofrio, ma non gli ho chiesto l’età.
La stesa sera conosco maestro Silvio Foretic, uno dei discendenti di una famosa famiglia korculana e il giorno seguente lo incontro nel bellissimo giardino della sua casa. Questo musicista riconosciuto che lavora e vive tra Colonia e Zagabria, passa le estati a Korcula, nella casa natale del padre. Un uomo colto che ha attirato l’attenzione su di se molto presto, dopo aver finito l’Accademia Musicale di Zagabria, con una serie di concerti insoliti, usando a volte mezzi acustici e scenografici più radicali. È stato cantante d’opera, attore di cabaret e oggi lavora come professore a Colonia (Germania), dove continua a comporre con successo, sopratutto musica elettronica. Mentre passeggiamo nel grande giardino a più livelli, il signor Foretic mi parla della sua famiglia che nel passato si occupava di commercio e marineria. Anche le sculture di pietra affilate lungo una via del giardino che porta alla cappella famigliare privata, furono portate da Malta durante un viaggio. Dietro quelle si estende un lungo giardino dalla vegetazione esuberante e sulla sua cima si trovano i resti di un posto dal quale si vede una bellissima oasi verde.
Moreška
Oltre alle costruzioni navali, gli scalpellini, i vini autentici e Marco Polo, Moreska è un altro simbolo di Korcula. Si tratta di un ballo dei cavalieri che non fa parte di folclore locale autentico, ma è stato portato a Korcula da altri paesi mediterranei nel XVI secolo, durante l’assedio turco della città. Moreska parla di una battaglia simbolica tra cristiani e musulmani che, come sempre, comincia per questioni d’amore. Sul palcoscenico escono due gruppi di “moreskani”, i Bianchi, vestiti in rosso, e i Neri, vestiti in nero. Sono guidati dai loro Re e combattono per Bula, fidanzata del Re Bianco Osman, sequestrata da Moro, figlio di Otmanovic, zar arabo. Il ballo si svolge in sette diverse figure e comincia con un’introduzione nella quale, secondo l’antico testo del dramma, Bula rifiuta Moro, dopo di che i due eserciti si scontrano. Come i colpi delle spade diventano più forti accelerano i tempi dell’ Orchestra di fiati che segue l’evento. Alla fine l’esercito dei Neri viene sconfitto e Moro consegna l’arma a Re Bianco e Bula, tutta felice, si avvicina al suo fidanzato. Così finisce lo spettacolo.
Anche se durante i mesi estivi Moreska è messa in scena almeno una volta la settimana, lo spettacolo è sempre molto frequentato e il biglietto costa 60 kune (8 euro). Un po’ di più caro è invece il conto che abbiamo pagato per due insalate di polpo, al ristorante “Marineo”, dopo aver visto il ballo dei cavalieri. A questa deliziosa insalata, specialità della casa, oltre agli ingredienti tradizionali, olio di oliva e capperi, si aggiungono anche uova sode tagliate a pezzettini. Anche se sembra che uova e polpo non siano una buona combinazione, il gusto è veramente ottimo. Insieme a tutto questo bevo Posip, vino bianco di Cara, località korculana. Dopo l’insalata la cameriera mi porta piccoli dolci korculani di mandorle che si chiamano “klasuni” e una specie di liquore che si ottiene mettendo petali di rosa nella grappa locale.
Esco dal ristorante “Marinero” e dalla città vecchia e vado verso la costa. Passo accanto alla famosa casa chiamata “Tri sulara (Tre balconi)” che si trova nella via omologa. Il nome deriva dai tre balconi simmetrici che si trovano sulla facciata in alto. Non riesco a capire cosa è più vecchio, se questa casa o la famosa canzone … (“E tre balconi son, e tre balconi son, e tre balconi, tre balconi, tre balconi son. Su primo son io, sul secondo sei tu e sul terzo, più grande, ci baceremo…”).
Mi viene in mente lo slogan del catalogo che l’hanno scorso mi ha regalato Ivan ≈†egedin, direttore del “Marko Polo Festival”: “Ogni uomo dovrebbe avere un proprio vino, una propria canzone e un proprio amico!” A Korcula trovo tutto questo… in quantità illimitate…

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