La Valle Rugova, nei pressi di Pec-Peja
Non siete un turista da viaggio organizzato? Allora il Kosovo fa per voi
a cura dell’Osservatorio sui Balcani
Se vi considerate un turista tradizionale, di quelli che desiderano passare del tempo spensierato e dimenticarvi per alcune settimane di ciò che accade nel resto del mondo allora vi consiglio di lasciar perdere il Kosovo e di pensare a qualche altra meta. Ma se siete un viaggiatore, ansioso e curioso di vedere cose diverse, anche se a volte possono essere un po’ aspre, il Kosovo è il posto giusto per voi. Vi troverete davanti un mix di culture differenti, l’incontro di tre grandi religioni, monumenti che portano le ferite fresche della guerra, persone che, seppur in vita sono divenute già leggendarie e meravigliosi paesaggi naturali non indifferenti alle dinamiche politiche dell’area. Questo è quello che troverete in Kosovo e che sicuramente non vi lascerà indifferenti.
Prima indicazione al turista: non tutti i confini sono disegnati sulle cartine stradali
Dopo più di un decennio dalla caduta del muro di Berlino l’Europa si ritrova davanti ad un’altra città divisa. Questa volta non da un muro ma da un fiume e da un ponte. Nel nord della città si è obbligati a parlare serbo, se pronunci parole in albanese potresti avere qualche problema, nella parte sud della città è meglio parlare albanese, altrimenti anche qui si potrebbe avere qualche problema. Ma non è solo la lingua a marcare le differenze tra le due città. A nord sembra di essere in Serbia ma poi basta attraversare il ponte sul fiume Ibar e si entra in Kosovo. Molti affermano che queste differenze si possano notare anche solo respirando l’aria delle due parti della città.
Mitrovica in realtà non ha particolari attrazioni turistiche ma il ponte stesso si è trasformato in un luogo che molti kosovari e stranieri desiderano vedere. Nonostante sia in fin dei conti un triste simbolo di divisione è divenuto una vera e propria attrazione turistica.
Un non ristorante straordinario… praticamente una casa ma dove puoi trovare la vera cucina kosovara. Da Beca, nel quartiere Kapeshica, non lontano dal Patriarcato ma dall’altra parte del fiume, a Pec Peja. Non è facile trovare questo locale, per cui la cosa più semplice è chiedere in giro.

Il patriarcato di Pec-Peja
Monumenti tinti di rosso
La storia in Kosovo è scritta dalle emozioni e tutti i gruppi etnici in Kossovo pretendono una propria visione del passato. In altri posti i monumenti verrebbero rispettati come fondamenta imprescindibili per costruire il futuro. In Kosovo accade il contrario. Il patrimonio artistico è stato prima devastato dalla pulizia etnica di militari e paramilitari serbi e poi, anche se solo parzialmente, distrutto da membri della resistenza albanese quando le autorità serbe si sono viste costrette ad abbandonare la provincia. Ciononostante rimangono ancora intatti alcuni monumenti che vale la pena assolutamente visitare. Innanzitutto la moschea di Sinan Pasha a Prizren. La più antica del Kosovo e quella dal minareto più alto di tutti i Balcani. E’ attualmente utilizzata per la maggior parte dalla minoranza turca del Kossovo e si sostiene che per costruirla si sia utilizzato, al posto del cemento, un impasto di uova e capelli. Da visitare anche il magnifico Patriarcato ortodosso di Peja, tra i luoghi ritenuti più sacri dalla chiesa ortodossa della Serbia. Solo successivamente alla guerra del 1999 è diventato un target potenziale per i gruppi armati albanesi mentre nei secoli precedenti era sempre stato rispettato. Secondo quanto sostenuto dalla comunità albanese quest’intolleranza, rivolta anche verso i simboli religiosi, sarebbe legata al fatto che il Patriarca Pavle avrebbe benedetto tra quelle mura i paramilitari serbi all’inizio del conflitto in Kosovo. Ora il sito è protetto 24 ore su 24 dai militari italiani della KFOR ma è relativamente semplice ottenere il permesso per visitarlo.
Con gli sci ai piedi ed il portafogli in mano l’etnicità si dimentica
Bresovica è forse il migliore centro sciistico dell’intera regione. Si trova vicino al confine con la Macedonia, a poche decine di chilometri da Prizren, poco di più da Tetovo. Le montagne tutt’attorno sono dolci, non aspre come alcune parti delle Alpi ed anche in estate sono un luogo suggestivo per fare lunghe passeggiate. L’atmosfera non è purtroppo delle più allegre perché questo centro turistico si trova nel bel mezzo di un’enclave serba. Nonostante la situazione del tutto particolare, gli hotel nelle ultime due stagioni invernali si sono riempiti di ospiti albanesi. L’appartenenza etnica dei turisti è sembrata immediatamente sparire davanti al colore di euro e dollari. A nessuno sembrava interessare che si parlasse albanese ma poi, non appena la stagione è terminata, le tensioni etniche sono riemerse, sembrava non si riuscisse a trovare nessun altro stimolo per giustificare e ripetere i quattro mesi precedenti di tolleranza.


Valle Rugova – Natura e attività sportiva

La città più bella, la città più tollerante
Prizren, la più bella città del Kossovo. Nella sua piazza principale si può ammirare il minareto più alto di tutti i Balcani e, a pochi metri, la chiesa cattolica e quella ortodossa. Triangolo culturale e religioso Prizren è anche l’unica città del Kosovo dove non fa differenza che lingua si parli. A prescindere se si parli serbo, albanese, rom o turco nessuno si volterà verso di voi seccato. L’architetto Ignazio Carabellese, professore presso il Politecnico di Bari, che già in passato aveva lavorato nei Balcani ed in particolare a Mostar, ha descritto Prizren quale una perla dell’architettura ottomana, purtroppo assediata dagli abusi edilizi. La città è significativa per tre comunità in particolare: gli albanesi la vedono come la possibile capitale di una grande Albania. È infatti qui che venne creata la cosiddetta “Lega di Prizren”, 125 anni fa, embrione di un primo movimento nazionale albanese nella regione. I serbi vi vedono invece la capitale dell’impero di Stefan Dushan, che alla metà del 14mo secolo quasi raddoppiò il proprio regno verso sud e sud-ovest alle spese dell’Impero di Bisanzio. Vi sono poi i turchi che in questa città riconoscono l’unico luogo nel quale in Kosovo si sentono veramente a proprio agio.

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