Igor Štiks, “W”
Casa Editrice Mesogea, culture mediterranee

Messina 2024
Traduzione di Serena Todesco

Recensione di Aleksandra Ivić

«A volte ci ritroviamo dentro una guerra per puro caso» dissi a Jordi   «A volte sono gli altri a obbligarci a farla. A volte ci troviamo semplicemente nel posto sbagliato, al momento sbagliato».

Qualche mese fa è uscito per i tipi di Edizioni MESOGEA di Messina il romanzo “W” di Igor Štiks, nella traduzione dalla lingua croata a cura di Serena Todesco.  

“W” alterna il racconto di un passato e di un presente che si intrecciano. Il protagonista è Igor, un intellettuale e romanziere bosniaco che vive a Parigi, dove si dedica attivamente alla cultura e alle battaglie sociali. Dopo aver incontrato Walter Stikler, un ex rivoluzionario che è diventato un intellettuale conservatore, Igor racconta la sua storia a Tessa, una giovane e affascinante ribelle.

La narrazione è ricca di colpi di scena e di ricostruzioni storiche che attraversano i tumultuosi decenni dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli ultimi anni del Novecento, rivelando le illusioni perdute del Socialismo jugoslavo.

Inoltre, si fa sentire l’urgenza di esplorare una memoria collettiva traumatica per dare un significato al presente confuso e inquietante, sia degli ex-regimi totalitari che delle cosiddette democrazie del Neocapitalismo, evidenziando le sovrapposizioni tra questi mondi.

“W” è un romanzo avvincente, ricco di sorprese e misteri. Sin dal titolo, non si può immaginare cosa aspettarsi e ci si chiede quale sia il significato di questa doppia V. Man mano che si procede nella lettura, si scopre lentamente il suo segreto. Le due V sono le iniziali dei protagonisti, Vladimir e Valter, due figure enigmatiche: amici del cuore e fratelli per scelta, due rivoluzionari che si completano a vicenda, fino a diventare un’unica entità.

All’inizio della narrazione troviamo Igor, un giovane intellettuale bosniaco che, per caso, incontra a Parigi un uomo più anziano e avvolto nel mistero: Walter Stikler. Quest’ultimo è uno scrittore che ha vissuto un periodo intenso di attivismo politico di ispirazione socialista. Tuttavia, deluso e disilluso, si è successivamente avvicinato alle idee del Neoliberismo, dedicandosi alla scrittura di libri.

Scegliendo Igor come ascoltatore, Walter decide di condividere con lui quasi tutti i segreti della sua vita. In un secondo momento, nel testamento che gli lascia, Walter chiede a Igor di raccontare tutta la storia alla giovane e affascinante Tessa Simon. Perché proprio a lei? Non lo sveliamo, per non rovinare la sorpresa al lettore. La vicenda di Igor e Tessa si intreccerà in modo interessante e imprevedibile con quella dei due V/W creando un affascinante gioco di rimandi e scoperte.

La trama si sviluppa inizialmente attraverso i diversi luoghi della Jugoslavia, esplorando le sue regioni e le sue dinamiche storiche e culturali. Successivamente, si estende alla Croazia, alla Bosnia Erzegovina e si spinge oltre i confini dell’Europa, attraversando mezzo continente fino a raggiungere l’America Latina. Questo percorso geografico riflette un’evoluzione narrativa che collega le vicende locali a un contesto più ampio, evidenziando le interconnessioni tra diverse culture e storie.

In un continuo viaggio tra passato e presente, ci immergiamo nella storia di Igor, che ci guida attraverso le tappe di un percorso speciale affidatogli da Walter. Con attenzione e cura, lui stesso ci racconta ogni dettaglio, rendendo questa narrazione ancora più coinvolgente e autentica. Vladimir e Valter sono due ragazzi jugoslavi, orfani di guerra: uno di Sarajevo e l’altro di Belgrado. Sono diventati amici inseparabili e un giorno, dopo essere fuggiti dalla Jugoslavia, decidono di chiamarsi Walter e Wladimir, con la doppia V, simbolo della loro unione e delle loro future azioni.

Alla fine degli anni Sessanta la loro prima tappa internazionale è l’Italia.

«Walter con la doppia vu, per favore. Stikler con la esse… Il falsario scrisse Walter Stikler. Vladimir si stupì che l’amico desse il proprio vero nome, con una doppia vu. “Porto il nome dell’uomo che mi ha trovato nel vagone. Chissà che fine ha fatto. Chiamarmi come lui è il mio modo per onorarlo”… “Vladimir si fermò a riflettere. Anche lui era stato trovato da anonimi liberatori, ma in un campo, in mezzo ai bambini già morti o moribondi per malattia. Il cognome non significava nulla per lui, non aveva nessun debito di riconoscenza da pagare. Desiderava una nuova vita. E Valter non aveva forse detto che si può diventare qualcun altro burocraticamente. Ora aveva solo lui. Suo fratello.»  (pag. 122).

Gli ideali che alimentano la loro lotta rivoluzionaria sono radicati nell’utopia del Socialismo jugoslavo. Le illusioni perdute si trasformano in azioni concrete in vari Paesi, e ogni loro iniziativa viene “firmata” con una semplice W. Le città e i luoghi in cui realizzano i loro progetti – come Trieste, Berlino, Monaco di Baviera, Milano, poi Amburgo, Bruxelles e la Sardegna – si uniscono in un disegno che forma una W, simbolo della loro presenza. Con azioni pianificate scrupolosamente, con particolare attenzione ai dettagli e nel massimo silenzio, colpiscono le varie parti dell’Europa mantenendo l’anonimato: nessuno riesce a scoprire chi siano i membri di questo gruppo misterioso e rivoluzionario.

«La prima azione avvenne l’11 novembre 1969 a Parigi. Il loro marchio divenne presto riconoscibile. Vittime accuratamente scelte, senza morti, con un effetto simbolico e mediatico di grande impatto.» (pag. 158)

Tra scontri e lotte di diversi gruppi terroristici e rivoluzionari che mirano a cambiare l’ordine mondiale, ogni azione di questo “gruppo W” si distingue per il suo impatto e ogni tappa è ricca di sorprese. I protagonisti si trovano spesso in situazioni imprevedibili, inseguiti da un poliziotto francese, Sansouci, che non dà loro tregua.

Contrariamente a quanto potrebbe pensare qualcuno – in particolare le forze di polizia – il gruppo “W” non è terroristico. I personaggi di spicco della politica e dell’economia internazionale, che diventano obiettivi delle loro azioni, non vengono uccisi né feriti; piuttosto, vengono derisi, umiliati e scherniti. In questo modo, si riesce a suscitare l’attenzione dell’opinione pubblica su questioni importanti della politica di un Paese.

Alla base del racconto di Igor Štiks ci sono utopie e traumi, come sottolinea lo stesso autore, che hanno segnato i decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di un periodo caratterizzato dal forte confronto tra due grandi ideologie: Socialismo e Capitalismo. Questa contrapposizione ha generato tensioni e conflitti che hanno influenzato profondamente le dinamiche politiche, sociali ed economiche dell’epoca.

Nonostante la presenza di regimi di Destra fascisti, forze conservatrici e apparati repressivi in diversi Paesi, che limitavano drasticamente le attività politiche legittime e le forme di protesta pubblica, si sono comunque sviluppate forme di resistenza e mobilitazione di massa. Le proteste studentesche del 1968 rappresentano un momento cruciale di questa fase, segnando un punto di svolta nelle modalità di partecipazione politica e sociale.

Queste mobilitazioni sono state accompagnate da conflitti ideologici che si sono manifestati non solo a livello teorico, ma anche attraverso azioni pratiche e spesso estreme, come il terrorismo e la formazione di gruppi radicali in tutta Europa e nel mondo. La Guerra Fredda e il crollo del Muro di Berlino hanno segnato ulteriori tappe di questo tumultuoso periodo.

In sintesi, il racconto evidenzia il rapporto tra ideologie, repressione, protesta e conflitto, sottolineando come questi elementi abbiano contribuito a definire il panorama internazionale degli ultimi decenni del XX secolo.

Infine, una parte importante del libro riguarda la storia jugoslava: dopo aver promosso ideali di “Fratellanza e Unità” sotto la guida di Tito e dei compagni, in questo Paese balcanico si è assistito a un’escalation di conflitti fratricidi tra i popoli costitutivi e questo ha lasciato cicatrici profonde e indelebili sia a livello individuale che collettivo nella coscienza e nella memoria di coloro che hanno vissuto direttamente questa drammatica esperienza.

In questo contesto, l’autore si fa portavoce della propria esperienza attraverso il suo alter ego, protagonista del romanzo, e racconta la vita in un Paese che per molti rappresentava un’utopia. Egli mette in luce come l’idea di una Jugoslavia in cui diversi popoli convivono pacificamente, parlando lingue simili e rispettando culti differenti, si sia rivelata in realtà un’illusione.

Il libro di Igor Štiks si legge con facilità, grazie a uno stile che richiama gli elementi di un thriller politico: enfatizza l’azione, la suspense e una trama intricata, mostrando anche l’uso di pratiche illegali da parte di due rivoluzionari. È anche un giallo sociale, perché dietro le loro azioni vengono esplorate le dinamiche sociali e politiche, evidenziando disuguaglianze e ingiustizie. Il ritmo è incalzante e scorrevole. Nella narrazione non mancano momenti di tenerezza e introspezione e gli intermezzi melodrammatici e sentimentali arricchiscono ulteriormente la storia, rendendola ancora più coinvolgente.

In questo viaggio a tutta velocità, “si fa sentire l’urgenza di esplorare una memoria collettiva traumatica per dare un significato al presente confuso e inquietante”. 

Il libro offre un’esperienza molto coinvolgente, portando il lettore in un mondo ricco di dettagli storici e letterari che potrebbero essere nuovi e interessanti. La scrittura di Štiks risulta capace di sorprendere e catturare l’attenzione ad ogni pagina, rendendo la lettura non solo piacevole ma anche molto arricchente. Il romanzo si rivela una vera e propria scoperta, capace di affascinare e sorprendere il lettore lungo tutto il percorso.

Dell’autore:

Igor Štiks (Sarajevo, 1977) è autore di drammi e romanzi. In italiano sono tradotti “Mentre Alma dorme” (Frassinelli, 2008) e “W” (Mesogea, 2024). Dopo il dottorato all’Institut d’Études Politiques di Parigi e la Northwestern University di Chicago, ha insegnato a Edimburgo, Lubiana, Graz, Sarajevo e Belgrado.

È anche autore di “Nations and citizens in Jugoslavia and the post-yugoslav states: one hundred years of citizenship (Bloomsbury 2015) e, con Srećko Horvat, di “Welcome to the desert of post-socialism: radical politics after Jugoslavia (Verso 2015). Nel 2014 è stato insignito del prestigioso riconoscimento francese di “Cavaliere delle arti e delle lettere”.

Condividi su

Ti potrebbe piacere: