“… Il Danubio è spesso avvolto da un alone simbolico antitedesco, è il fiume lungo il quale s’incontrano, s’incrociano e si mescolano genti diverse, anziché essere, come il Reno, un mitico custode della purezza della stirpe. È il fiume di Vienna, di Bratislava, di Budapest, di Belgrado, della Dacia, il nastro che attraversa e cinge , come l’Oceano cingeva il mondo greco, l’Austria asburgica, della quale il mito e l’ideologia hanno fatto il simbolo di una Koinè plurima e sovranazionale, l’impero il cui sovrano si rivolgeva “ai miei popoli” e il cui inno veniva cantato in undici lingue diverse. Il Danubio è la Mitteleuropa tedesca-magiara-slava-romanza-ebraica, polemicamente contrapposta al Reich germanico, un’ecumene “hinternazionale”, come la celebrava a Praga Johannes Urzidil, un mondo dietro le nazioni…”.
Claudio Magris
“Danubio”
Il fiume
Il Danubio rappresenta una risorsa inestimabile per i Paesi interessati dal suo corso e per l’Europa intera. E’ il secondo fiume europeo per lunghezza dopo il Volga e copre un territorio vastissimo che va dalla Germania al Mar Nero attraversando città come Vienna, Budapest e Belgrado. Il Danubio ha da sempre rappresentato l’asse portante nei rapporti tra le culture dell’Europa centro orientale, il suo bacino unisce popoli ed ecosistemi e racchiude oltre 200 siti ed ecoregioni classificati dal WWF come uno dei maggiori patrimoni naturali del mondo.
La situazione ambientale del bacino del fiume blu è caratterizzata da numerosi problemi. Le acque del Danubio ricevono gli scarichi civili non depurati dalle maggiori città e dagli affluenti; il fenomeno sta progressivamente interessando anche le acque di falda con consistenti concentrazioni di cloruri, solfati e fenoli. Le fonti di inquinamento e di degrado non si limitano al settore industriale, responsabile per il 25% dell’eutrofizzazione delle acque del Danubio e della quasi totalità dei metalli pesanti, ma sono anche l’agricoltura, i trasporti civili, la costruzione di dighe e le canalizzazioni, gli oleodotti, e le installazioni militari.
A queste fonti vano aggiunte le conseguenze di eventi puntuali ed eclatanti, come i bombardamenti Nato nei territori della ex-Yugoslavia o la perdita di cianuro dalla miniera aurifera di Baia Mare in Romania nel febbraio 2000, la generale obsolescenza del sistema produttivo, e l’inadeguatezza di standard e regole sulla salvaguardia dell’ambiente e degli ecosistemi.
Il progetto
La gestione sostenibile dell’intero bacino del fiume è fondamentale per il futuro dell’area. L’elaborazione di strategie di sostenibilità deve coinvolgere gli attori a tutti i livelli, le popolazioni dei singoli stati e la società civile. Altrettanto importante risulta la cooperazione e lo scambio di informazioni ed esperienze tra i vari soggetti dell’associazionismo, anche a livello internazionale.
Interessante a tale proposito è il progetto curato congiuntamente da ICS, Legambiente e Manifesto in risposta all’evento di Baia Mare e presentato al Patto di Stabilità. Nel progetto oltre alla dotazione tecnica per avviare il monitoraggio della qualità delle acque erano previste attività di informazione della società civile.
In quest’ottica si inserisce anche il progetto dell’Osservatorio sui Balcani, che si è iniziato ad elaborare fin dal 2001 ed alla cui fase di ideazione hanno partecipato anche Legambiente, ICS e l’associazione Villaggio Globale, per la realizzazione di un database che raccogliesse informazioni su quanto le associazioni italiane fanno nel campo della salvaguardia ambientale e della promozione dello sviluppo sostenibile nella zona del Bacino del Danubio. Il presupposto, e l’obiettivo, è che una rinnovata collaborazione in campo ambientale possa rinvigorire le relazioni tra soggetti (governativi e non) nell’area e fornire gli stimoli e gli strumenti per una proficua partecipazione delle comunità locali ai processi di trasformazione e gestione del territorio e dell’ambiente.
L’idea è quella di avere a disposizione uno strumento flessibile, aggiornato e in divenire, di supporto a quanti operano nell’area. Il database rileva tre aree di informazione: soggetti, progetti, documentazione.
La prima area è una sorta di censimento, concepito per approssimazioni successive, delle realtà che operano nelle zone del Bacino del Danubio: organismi governativi, organizzazioni non governative, enti di ricerca, associazioni, reti e nodi di associazioni. In questa sezione sarà possibile reperire informazioni di carattere generale (indirizzi, referenti, recapiti), campi di azione, attività, paesi di operatività, organici, fondi di ogni organizzazione.
La seconda sezione raccoglie le informazioni riguardanti progetti in corso, in fase di elaborazione e conclusi nelle seguenti aree operative: biodiversità e zone umide, usi sostenibili del suolo, usi sostenibili dell’acqua, aria, inquinanti e salute, rifiuti, agricoltura, energia, industria, turismo e terziario, trasporti e comunicazioni, educazione ambientale e formazione alla cittadinanza attiva, monitoraggio ambientale, politiche ambientali, progetti intersettoriali.
Per documentazione intendiamo: gli studi scientifici, le pubblicazione di interesse, i testi di accordi, convenzioni e programmi europei, transnazionali, regionali e nazionali, i risultati dell’attività di reporting, monitoraggio e valutazione.
Un modo quindi per avere a portata di “clic” le attività delle associazioni, i testi delle principali convenzioni riguardanti il Danubio, le informazioni sulle organizzazioni transnazionali e nazionali (dalle organizzazione delle Nazioni Unite per l’ambiente alle varie Agenzie nazionali e regionali di protezione dell’ambiente).
Siamo convinti che la conoscenza e lo scambio delle informazioni sia fondamentale per l’attivazione di processi, sinergie e collaborazioni per lo sviluppo sostenibile. Per questo la promozione del database che prevede un feedback continuo con gli utilizzatori e a tale scopo sarà prevista la possibilità per le organizzazioni interessate di segnalarsi e essere inserite nel database, di esprimere critiche e suggerimenti.

Il senso di un viaggio
Quello che segue è il racconto dell’iniziativa “Danubio: l’Europa si incontra”, dieci giorni di navigazione lungo il fiume blu, con seminari, convegni, tavole rotonde, concerti, iniziative culturali e semplici incontri tra persone.
Difficile fare il bilancio di un’iniziativa così complessa, che ha toccato sei città di cinque paesi diversi, muovendo oltre sessanta persone in rappresentanza di associazioni, movimenti, enti locali ed istituzioni di dieci stati, e raccogliendo nelle iniziative lungo il cammino almeno un migliaio di partecipanti.
Sicuramente la cosa più significativa è stato l’impatto simbolico di una nave vera, che partendo dal cuore dell’Unione Europea ha attraversato due dei nuovi paesi prossimi membri ed è arrivata nel cuore della “Europa che non c’è”, ossia di quei Balcani pienamente europei per storia, cultura e geografia ma ancora oggi lontani dalle istituzioni comunitarie.
La nave ha fatto però anche un viaggio metaforico, alla ricerca di un’Europa possibile che raccolga sfide e indicazioni della sua società civile: un’Europa della pace e dello sviluppo sostenibile, della salvaguardia dei beni comuni e della libertà di movimento, dell’accoglienza verso rifugiati e migranti, dei diritti di cittadinanza e del protagonismo di comunità locali e territori. Un’Europa dal basso, l’abbiamo chiamata. Nella sua ricerca, la nave ha dialogato apertamente tanto con associazioni e movimen-ti sociali dei paesi attraversati, quanto con le istituzioni nazionali ed internazionali, come negli incontri con gli ambasciatori accreditati a Vienna, Bratislava, Budapest e Belgrado.
Diverse le difficoltà affrontate, dalle procedure rigide per i visti ed i passaggi alle frontiere, all’impatto con realtà ancora segnate dalla guerra com’è il caso di Vukovar, alla mancanza d’acqua nel Danubio segno di un disequilibrio ambientale crescente. Tutte importanti per avere il senso vero di un simile viaggio. E comunque tutte superate. Ma altrettante se non di più le ricchezze e le potenzialità incontrate da vicino, tanto da farci dire che l’Europa dei cittadini e delle comunità locali è già pronta a completare la sua riunificazione politica (nel viaggio abbiamo imparato a chiamare così questo processo, anziché allargamento), e dunque ad accogliere nelle istituzioni comunitarie i paesi del Sud Est.
Il bilancio finale consegna anche aspetti su cui lavorare ulteriormente in futuro. Uno su tutti, un confronto “politico” più profondo tra le associazioni e i movimenti delle diverse parti d’Europa, che oggi dialogano sugli aspetti materiali del “fare progetti” assieme, ma a cui servirebbe forse un luogo di dibattito permanente sul significato di essere terzo settore oggi, in bilico tra gestire a basso costo servizi non più pubblici e promuovere partecipazione reale e cambiamento sociale dal basso. “Danubio: l’Europa si incontra” è stato un modo per avviare questo confronto. L’impegno nostro – e ci auguriamo degli oltre cinquanta soggetti che assieme all’Osservatorio sui Balcani hanno promosso, finanziato e supportato in vari modi l’iniziativa – è quello di dargli un seguito permanente. Per continuare a viaggiare verso un’Europa oltre i confini.
Civitas, sponda del Danubio. Un video
A Civitas la prima assoluta di “Danubio, l’Europa si incontra”, cortometraggio su di un viaggio, lungo il Danubio, da Vienna a Belgrado. Per un’Europa finalmente unita, per i Balcani in Europa.
(26/04/2004) Un viaggio che collega due parti di un’Europa ancora incompleta, una navigazione lungo il Danubio da Vienna a Belgrado. A promuoverla l’Osservatorio sui Balcani che nel settembre scorso ha riunito centinaia di esponenti di quell’ “Europa dal basso”, di quella società civile europea che si trova spesso ad anticipare e sollecitare i passi delle Istituzioni europee. Vienna, Bratislava, Budapest, Vukovar, Novi Sad e Belgrado le città dove il battello dell’Osservatorio si è fermato. In ognuna di loro si è affrontato un tema cruciale per il futuro di un’Europa della quale, il Danubio, è tra i simboli. Si è parlato di ambiente, commercio equo, media e guerra, sviluppo locale e diritti di cittadinanza. Luca Rosini ed Alberto Bougleaux, videomaker dell’UCC (Unione Cooperazione Creativa) hanno filmato ogni momento dell’evento intervistandone i protagonisti: sindacalisti, studenti, ricercatori, volontari della cooperazione allo sviluppo, amministratori locali, giornalisti. Ore di materiale poi condensate nel cortometraggio “Danubio, l’Europa si incontra” grazie al sostegno del Comune di Rovereto e del Comune di Trento. La prima assoluta di “Danubio, l’Europa si incontra” avverrà proprio a Civitas, tradizionale appuntamento con il terzo settore italiano, quest’anno dedicata all’allargamento europeo. Il cortometraggio verrà proiettato il primo maggio alle 14.30 nella Piazza che Civitas dedica alla nuova Europa. I ponti sul Danubio, vero e proprio cordone ombelicale d’Europa, i segni indelebili delle granate e della violenza nella città di Vukovar, la confluenza di Sava e Danubio, proprio sotto la città vecchia a Belgrado, le immagini più suggestive. “Danubio, l’Europa si incontra” è un documentario capace non solo di descrivere l’intensa atmosfera di quei giorni e la suggestione dei paesaggi ma anche di focalizzare l’attenzione sui principali temi trattati negli incontri e nelle tavole rotonde che hanno caratterizzato il viaggio. Contribuisce senza dubbio a far conoscere un po’ di più questo sud est Europa: così lontano, così vicino.
“Danubio l’Europa si incontra” è anche disponibile in DVD insieme ad altri nove cortometraggi, interviste ai partecipanti al viaggio ed agli organizzatori, fotografie di Dejan Georgjievski e la musica dei Destrani Taraf. Per informazioni rivolgersi alla segreteria dell’Osservatorio sui Balcani.
Vai al programma delle iniziative a Civitas sui Balcani e sull’est Europa
Fonte: © Osservatorio sui Balcani

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