Il lago di Ohrid

di Dejan Georgievski, Skopje
Un mio amico è stato una volta molto caustico rispondendo alle mie lamentele riguardo la mancanza di professionalità e cortesia da parte di cameriere, receptionist e chiunque altro sia impiegato nel comparto turistico presso il lago di Ohrid, il maggiore di tutta la Macedonia. Mi disse che la strategia di promozione dell’area si base su una singola frase: “Guarda il lago! Non vi è alcuna possibilità che tu ne possa trovare uno di altrettanto bello in qualsiasi altra parte del mondo”. Tutto qui.
Parlare di turismo in Macedonia dovrebbe essere facile. Con le sue montagne, i suoi laghi, la gente, generalmente accogliente e cordiale, con il cibo niente male ed la calura dei mesi estivi dovrebbe essere uno dei settori trainanti per il Paese.
Ciononostante, nulla va come sarebbe logico andasse. La transizione, che sembra non finire mai e le guerre tra i vicini (ed all’interno della stessa Macedonia), sono sempre riusciti ad impedire quel boom da tempo promesso e mai avvenuto.
La cosa più scoraggiante è l’evidente mancanza, come abbiamo già accennato in precedenza, di una strategia credibile per sviluppare il turismo nel Paese. I neocapitalisti del turismo macedone non hanno ancora compreso una delle lezioni più ovvie dell’economia di mercato: se vuoi ottenere un profitto, devi, innanzitutto, investire.
Naturalmente la Macedonia è presente a tutte le maggiori fiere mondiali sul turismo, ma con risultati un po’ grigi. I nostri stand sono spesso piccoli e quasi invisibili, gli slogan pubblicitari idioti, noiosi e i loro stessi autori li dimenticano dopo poco. La mancanza di informazioni sulla Macedonia è poi sconvolgente. Basta navigare sul web, uno dei luoghi dove ci si aspetta vi siano informazioni di questo tipo. I risultati usciti dai motori di ricerca sono miseri ed alcuni dei già pochi siti indicati sono inutili e forniscono informazioni non aggiornate. Altri sono da secoli “under construction”, quale quello dell’Associazione turistica della Macedonia.
Un altro problema che incontra l’industria turistica in Macedonia è che per la maggior parte dei macedoni “turismo” significa vacanze estive ed in particolare stare ore a prendere il sole o a giocare a carte sulle rive di un bacino d’acqua. Non c’è da stupirsi considerando che le temperature estive non vanno mai sotto i trenta gradi. La prima scelta per quasi tutti cade quindi sui laghi e sulle coste dei Paesi vicini quali Grecia, Bulgaria, Turchia e Montenegro.
E questo, inevitabilmente, ci riporta a Ohrid.
Ohrid, naturalmente, è molto più che un immenso bacino d’acqua.
Innanzitutto è uno dei laghi più antichi in Europa e nella riserva naturale del quale fa parte vi sono forme di vita del tutto uniche al mondo. Il clima è particolarmente temperato, soprattutto in estate, se lo si compara con altre zone del Paese. Se non per altro, almeno a Ohrid si può dormire molto meglio che a Skopje.
Ma Ohrid ha molto di più da offrire. Sulle sue sponde si affaccia una città, che prende il nome dal lago, fondata più di 24 secoli fa. Sorge sulle rovine della città romana di Lichnidos. Ad ogni angolo praticamente una chiesa di grande valore artistico-culturale (e continuano a costruirne di nuove), ed è stata sede almeno di un Impero ed una Chiesa. Per non citare la prima università del mondo slavo, creata dal più famoso dei due Santi nati a Ohrid, San Clemente.
Da 42 anni Ohrid ospita inoltre un festival estivo “Ohridsko Leto”, l’estate di Ohrid, durante il quale suonano musicisti provenienti dal mondo intero, in particolare artisti di musica classica, ma con alcune eccezioni. L’anno scorso ad esempio è arrivato in Macedonia il gruppo texano dei “Tito and the Tarantula”.
Ma a Ohrid, tra il 12 ed il 20 agosto non si vive di sola musica. Molti sono anche gli spettacoli di teatro. Quest’anno il programma non è ancora definitivo ma artisti come Andre Navara e Viktor Kogan hanno già iniziato a portare la loro strumentazione nel giradino della cattedrale di Santa Sofia, magnifico palcoscenico dei concerti. Come l’anno scorso invece gli spettacoli teatrali non si terranno più nella vecchia fortezza che domina la città, bensì nel da poco restruttrato anfiteatro con i suoi 5000 posti a sedere e, secondo gli esperti, una delle migliori acustiche al mondo.

Il turismo culturale non e purtroppo particolarmente sviluppato in Macedonia. Ed è una constatazione triste considerando che la Macedonia avrebbe molto da offrire. Vi sono ad esempio molte necropoli e se ne scoprono continuamente di nuove. Sulla strada che collega Skopje a Ohrid, via Bitola, se ne incontrano tre. Quella di Skupi (vicino a Skopje sulla strada per il Kossovo), quella di Stobi (circa 20 km a sud di Veles) e quella di Heraclea Lynkestis (nei pressi di Bitola). Ma questi siti archeologici non sono stati ancora del tutto esplorati ed oltre a passeggiare attorno alle solenni rovine non vi è molto d’altro da fare. Non vi è alcun museo, i siti sono indicati malamente e, se possibile, ancor peggio pubblicizzati. Non è nemmeno possibile acquistare quei souvenir tanto amati dal turista medio. Quegli oggettini ideali da mostrare agli amici quando vengono a cena.
Un’altra opportunità per chi volesse fare del turismo culturale è la visita dei monasteri ortodossi. Tutti questi ultimi, senza eccezioni, si trovano in località estremamente suggestive.
Presso i monasteri è possibile passare la notte, in modo poco costoso, anche per gli standard macedoni, ed è possibile in parte condividere alcuni momenti della vita monastica. Se serve indicarne uno in particolare, io consiglierei quello di San Jovan Bigorski, che si trova nel canyon del fiume Radika. Le icone del monastero sono tra le opere di intaglio più rilevanti dell’intera area balcanica.
Altro festival di un certo rilievo, che si tiene a Skopje da più di vent’anni, è il “Skopsko Leto”. Concettualmente simile a quello di Ohrid è composto di una serie di piccoli festival affiliati, come ad esempio l’OffFest, un festival di musica con ospiti dal mondo intero, un festival blues ed un festival di musica rock.
Una vera e propria chicca, per gli appassionati di musica tradizionale, è il Festival di musica e strumenti tradizionali “Pace Atanasovski” che si tiene il primo fine settimana di giugno a Dolneni, un villaggio non lontano da Prilep. Vi partecipano musicisti provenienti dall’intera Macedonia e questi ultimi si confrontano in un anfiteatro naturale nei pressi del villaggio. Per chi non ne ha abastanza è possibile anche visitare la sfilata di “Ilindenski Denovi”, composta da gruppi musicali e di danza popolari a Bitola. Quest’ultima si tiene il 2 di agosto, anniversario di una rivolta popolare contro gli occupanti ottomani. Altro appuntamento da non perdere è il Balkan Festival di danza popolari che si tiene ad Ohrid ad agosto innoltrato.
Tra gli altri festival che vale la pena menzionare quello dedicato al drammaturgo Vojdan Cernodrinski, il primo a scrivere in lingua macedone, che si tiene ogni anno a Prilep.
Le tradizioni, almeno apparentemente, giocano un ruolo importante nella vita culturale estiva macedone. Probabilmente l’evento più conosciuto è la “Galicka Svadba”, il matrimonio di Galicnik, che si tiene nell’omonimo villaggio, nella Macedonia occidentale, alla fine di luglio. Coppie provenienti da tutto il Paese si candidano per essere quella che avrà l’onore di essere sposata durante l’evento.
Naturalmente occorre essere abbigliati nel modo più tradizionale. Una corsia preferenziale è comunque sempre riservata alle coppie del villaggio, ma a volte il posto è vacante poiché sono moltissimi gli abitanti di Galicnik, conosciuti come ottimi muratori, che sono emigrati a lavorare all’estero.
Un problema del turismo culturale in Macedonia è che è eccessivamente concentrato, almeno per quanto riguarda l’estate, lungo le rive del lago di Ohrid. E questo implica che molte delle opportunità esistenti sono in parte dissipate da un pubblico molto più interessato a lunghi bagni solari …
Ma basta con la cultura. Parliamo invece di turismo responsabile.
“Cosa??!” è la risposta più comune dell’interlocutore al quale si chiede qualcosa sul turismo responsabile. Il concetto non è assolutamente conosciuto qui, e, per quanto ne sappia, nessuno ha nemmeno mai provato ad introdurlo. Ma, caro viaggiatore, non tutte le speranze sono perse. Una cosa simile era stata introdotta ai “bei vecchi tempi” del socialismo. Si chiamava “turismo rurale” e l’idea sottesa era che si pagava per il vitto e l’alloggio e poi si aiutavano gli ospiti nel loro lavoro quotidiano. Ma la cosa non ebbe mai un gran successo, per la ragione che anche gli stessi contadini poco lavoravano la propria terra e quindi non vi era molto da fare. Ai giorni nostri il problema potrebbe essere leggermente differente. La disoccupazione è talmente alta che il turista volenteroso rischierebbe di subire le reazioni non proprio concilianti della forza lavoro locale. Un problema anche più grande è che i villaggi sono oramai vuoti. Vi abita il più delle volte solo qualche coppia di anziani che però potrebbero stimolare un qualche interesse se non altro antropologico. Tutte le altre zone sono state da tempo urbanizzate ed industrializzate.
Questo non significa voi non possiate divertirvi durante l’estate macedone se non siete ad Ohrid. Un posto da raccomandare potrebbero essere ad esempio i monti Bistra, dove vi è un lago, tanta aria fresca e, se volete, lì potrete anche aiutare i pastori locali a controllare le greggi, a mungere e a fare il formaggio. E, tra l’altro, non vi è nulla di meglio dei formaggi locali.
Per ulteriori informazioni sul turismo in Macedonia vedi anche Corba Tourisme
email: corbadiffusion@hotmail.com

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