Qui le acque, dopo aver percorso 19 km e mezzo nel sottosuolo, vengono alla luce sgorgando da una grotta; hanno un particolare colore blu-azzurro intenso, simile a quello della Neretva, della quale la Buna e’ un affluente. La grotta e’ sovrastata da un’incredibile parete rocciosa di 200 metri, che incombe verticalmente sulle acque e nei cui anfratti si possono osservare alcune capre ruminare pacificamente, affacciate su un altissimo strapiombo.

Non e’ un caso che questo sito nel 16ª secolo abbia talmente impressionato il mufti’ di Mostar e studioso della sharia’a Ziyauddin-Ahmed ibni Mustafa da indurlo a iniziare i lavori per la costruzione di una tekija. Qui vivevano i dervishi, membri di un ordine religioso sufitico noto per la sua poverta’ e austerita’, che amavano trascorrere le loro giornate in lunghe discussioni. Ristrutturata nel 1851 da Omer Pasha Latas e protetta dallo Stato dal 1952, la tekija presenta oggi 5 stanze perfettamente conservate e aperte al pubblico, che puo’ ammirare gli splendidi soffitti di legno intarsiato e lo stile cosidetto turco-barocco e godere dell’incantevole vista sulla sorgente e sul fiume. A poca distanza troviamo la Turbe, mausoleo contenente i resti di due noti personaggi: il missionario Sari Saltuk e Acik Pasha, inviato di Costantinopoli.
Il visitatore puo’ sorseggiare un caffe’ o un te’, accompagnato da un rahat lokum, uno di quei deliziosi dolcetti bosniaci dall’altissimo contenuto di zucchero. Oppure puo’ fermarsi piu’ a lungo in uno dei ristoranti nelle vicinanze per un pasto a base di pesce cotto alla brace; nelle vicinanze di Blagaj, infatti, le limpide acque della Buna vengono sfruttate per l’allevamento di trote e salmoni. Il pasto puo’ essere accompagnato da una birra rinfrescante o da un bicchiere del gustoso vino erzegovese e completato con un dolcissimo e gustoso dolce locale, come la smokvara, a base di marmellata di fichi, oppure la visnjab, fatta con le amarene. Una volta finito di mangiare e dopo avere riposato un po’, cullati dal rumore dell’acqua, si puo’ intraprendere il cammino verso la fortezza di Stjepan Grad. Dalle rovine si puo’ dedurre la forma di un edificio dalla forma irregolare, comprendente sette torri squadrate, che si affaccia per tre lati su uno strapiombo di roccia. Il pensiero corre ad una Bosnia medievale, quando Stjepan Vukćić Kosaća si insigni’ del titolo di Herceg (dal tedesco Herzog), duca, e diede il suo nome alle terre su cui governava, l’Erzegovina appunto. L’odierno visitatore rimarra’ incantatato dallo scenario naturale che si offre davanti agli occhi. Mentre la bura, il vento che viene del nord e spesso irrompe nel clima mediterraneo di Mostar, gli spazzera’ forse i capelli.

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