Lasciata alle spalle la polverosa strada principale, solo dopo aver percorso trecento metri circa di strada sterrata, si entra in un mondo di straordinario fascino, un luogo riparato dal caotico traffico cittadino, completamente immerso nel verde delle montagne che segnano il confine con il Montenegro e l’Albania. Una volta aver superato il controllo dei militari italiani, opportunamente avvisati dai monaci di ogni visita, si entra dentro le mura del monastero. Sembra di ritornare letteralmente indietro nel tempo; di secoli però. Qui, per nulla disturbati dalla quotidianità, modernità e dai suoi ritmi, vivono trenta monaci. Uomini alti, che sembrano ancor più magri per via delle lunghe tonache nere che indossano, volti austeri e quasi severi, figure che nascondono sotto le lunghe barbe una tranquillità d’animo che sembra quasi surreale. E’ un’altra dimensione quella in cui si è calati una volta aver oltrepassato l’enorme portone d’ingresso.
Le poche ore di visita che l’ospite passa a Decani sono sufficienti per ripercorrere decenni di storia religiosa e umana, di arte e tradizioni di questo monastero. Il portamento e il tono di voce pacato e sereno del monaco che mi guida facilitano questo viaggio-avventura, anche se non ci vuole molto per abituarsi al ritmo delle loro azioni. Questa comunità di religiosi, un piccolo esercito di “api operaie”, è completamente autosufficiente e provvede a produrre e commercializzare miele, rakja -grappa artigianale- libri, candele di cera d’api oltre le bellissime e raffinate icone che le mani ferme ed esperte di alcuni monaci intagliano sapientemente. Il ricco bosco che si estende nelle vicinanze del monastero fornisce la materia prima per tutte queste preziose icone e la legna per il rigido inverno. L’orto che si estende appena dietro le abitazioni dei monaci è grande a sufficienza per coltivare verdure per tutti. Per scelta e vocazione non mangiano carne di maiale. A detta loro è troppo saporita, sazia il palato ma annebbia i sensi. Mangiano carne bianca e pesce, questo si, anche se le zuppe sono il pasto quotidiano.
Forti del supporto e del controllo dei militari italiani, i primi ad essere intervenuti per salvaguardare sia questo monastero sia il Patriarcato di Pec, i monaci vivono, oggi, con tranquillità in questa parte di Kosovo che durante la guerra è stata una delle più calde. La delicatezza di questo posto per via del suo alto valore artistico, storico e religioso è tutelato dalla costituzione del Kosovo indipendente, che ha rifatto propri i principi contenuti nel Piano Ahtisaari. La zona intorno al monastero, per una superficie di oltre dieci ettari, [ben oltre le strutture attigue al monastero] è sotto il pieno controllo della chiesa. Tutt’intorno, quanto a bellezza, è qualcosa di indescrivibile, ma è la chiesa, dedicata all’Ascensione di Cristo, che svela il suo lato storico e artistico più interessante. La chiesa rappresenta l’ultima importante fase dell’architettura romanico-bizantina nella regione balcanica. Costruita in marmo, Decani è la più grande delle chiese medievali dei Balcani e possiede un patrimonio estremamente ricco e ben conservato di dipinti bizantini e scultura romanica risalenti al 14ª secolo.
Le innumerevoli pitture assumono un carattere quasi enciclopedico e presentano una gran quantità di figure e scene illustranti la storia universale dal momento della Creazione fino ai primi secoli dell’epoca cristiana. Praticamente tutte le pareti interne della chiesa sono coperte da dipinti. Sono più di un migliaio. Dicono che durante i riti religiosi, tra il forte profumo di incenso, canti ossessivi ma melodici, nello scenario rappresentato dalle annerite pitture dei santi, si respiri un’aria ancora più suggestiva. Il tour a Decani, terminato dopo la lunga spiegazione di padre Stefan, mi ha lasciato sicuramente più acculturato, ma anche più infreddolito. Il freddo delle pietre durante il pungente inverno kosovaro lascia senza fiato. Saluto i monaci presenti e i giovani militari di pattuglia e una volta giù per la stradina mi ritrovo immerso nel Kosovo rumoroso a me familiare.
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