Aleksandra Ivić è nata a Smederevo – nell’allora Jugoslavia – e da lungo tempo risiede alle porte di Padova. Laureata in Lingua e Letteratura italiane alla Facoltà di Filologia dell’Università di Belgrado, Aleksandra coltiva l’amore per la sua terra promuovendo la conoscenza delle opere letterarie degli scrittori dell’area. Ospitiamo con vero piacere l’intervista che ci ha concesso in questo primo scorcio del 2021.

Viaggiare i Balcani ti conosce bene perché, da appassionata di cultura e letteratura jugoslave e post-jugoslave, promuovi numerose attività culturali. Ricordiamo in particolare la tua presentazione di opere – sia classiche che contemporanee – e in quest’ultimo caso, spesso in presenza dell’autore. Puoi raccontarci qualcosa di te e di questo tuo impegno “sul campo”?

Vivo in Italia da più di vent’anni e da quasi dieci mi occupo della promozione della conoscenza della cultura jugoslava – in particolare della letteratura serba, croata, bosniaca, montenegrina -, quella scritta in lingua serbo-croata e tradotta in italiano. In generale, propongo a lettori italiani (e non solo) occasioni di approfondimento della storia e della letteratura degli Slavi del Sud (o jugoslavi), promuovendo autori e libri.

Le mie idee le ho sempre realizzate in collaborazione con diversi soggetti presenti nel territorio, ma non faccio parte di alcuna associazione o istituzione. Nel corso degli anni ho avuto modo di collaborare con grande piacere con diverse realtà (librerie, case editrici, festival, singoli scrittori e traduttori) che mostrano interesse per le stesse tematiche e per gli stessi spazi geografici e culturali e se ne occupano più o meno attivamente.

Con Dragan Velikić. Presentazione del romanzo “Bonavia” (2019)
Presentazione del primo romanzo di Faruk Šehić (2017)

Posso dire di vedere molto interesse e molta curiosità per la cultura dei Paesi ex-jugoslavi (uso questo prefisso non sempre felice per indicare i Paesi che una volta facevano parte della Jugoslavia in cui sono nata); e questo interesse, fortunatamente, non si ferma soltanto al periodo tragico degli anni ’90 oppure all’argomento “buon cibo balcanico” e cose simili. 
Vorrei dire che questa mia attività è un modo personale per creare dei ponti (una metafora molto cara a noi Jugoslavi) tra il mio Paese natio e questo adottivo. Mi rendo conto che son piccole cose, che partono dal basso, come si suol dire: un semplice lettore italiano che vuole conoscere un Paese attraverso un libro e attraverso il racconto delle persone che ci hanno vissuto. Ma dalle cose piccole nascono spesso esperienze molto positive.
In mezzo a tanti libri che vorrei condividere e consigliare, ogni tanto propongo anche altri artisti e le loro opere: pittori, musicisti, registi, … . La cultura jugoslava è veramente ricca e questo bellissimo patrimonio artistico va scoperto con calma ed attenzione.

Da numerosi anni vivi a Padova. Sei però nata in Jugoslavia e hai vissuto nella Serbia indipendente. Cosa porti con te dell’una e dell’altra? Sono presenti in qualche modo nella tua giornata?

Sono nata in Jugoslavia e ci ho vissuto fino al 1991. Poi il nostro Paese si è disgregato, purtroppo nel peggior modo possibile, e noi siamo rimasti in un certo senso “orfani”, “apolidi”. Certamente, questo sentimento che nutro non è condiviso da tutti, ma io, personalmente, ho vissuto la dissoluzione della Jugoslavia come una grandissima perdita. Questo perché i miei ricordi legati a quel periodo sono belli e positivi. Una vita serena, a tutti i livelli: sociale, culturale; forse un po’ meno sul piano economico e politico, ma essendo in quel periodo piccola e poi giovane non posso giudicare quest’ultimo aspetto. Ovviamente, non era tutto ideale e perfetto, ma io ricordo di aver vissuto bene e di aver amato tutte le parti della ex Jugoslavia come se fossero “mie”. Per questo ho sofferto moltissimo per quello che è successo in Croazia, in Bosnia-Erzegovina, in Kosovo nel 1999. Credo che una parte di me si sia stata staccata per sempre in quegli anni, ma la Jugoslavia in cui ho vissuto rimarrà nei miei ricordi. Per questo motivo propongo molto volentieri gli scrittori e gli autori provenienti da tutta l’area comunemente chiamata “ex-jugoslava” e non solo, quindi, quelli serbi.

Locandina di presentazione del libro di Tijana Djerković (2019)

Per quanto riguarda la mia vita nella Serbia dopo la dissoluzione della Jugoslavia e fino al 1999, era un po’ come vivere in un paese impoverito, troncato, diverso; un paese triste che ha vissuto grandi e importanti cambiamenti. Non mi riconoscevo nei valori della Serbia promossi in quegli anni e nemmeno oggi condivido alcune posizioni politiche mainstream.  Devo dire che la Serbia porta un grosso peso e una grande responsabilità storica per le cose che sono successe durante la dissoluzione della Jugoslavia e che questa “amnesia” e la mancanza di una memoria condivisa in tutta la ex-Jugoslavia sussistono ancora. La Serbia, però, ha anche subito gravi ingiustizie: è stata bombardata per tre mesi nel 1999, in una specie di “azione umanitaria” assolutamente contestabile dal punto di vista del diritto internazionale. In Serbia ci sono stati anche periodi di relativa pace e di speranza, con Zoran Djindjijć e il Partito Democratico a governare il Paese. Purtroppo quella speranza è svanita con l’assassinio del Primo Ministro serbo e oggi non vedo che le forze politiche in Serbia siano in grado di riproporre un simile progetto democratico. In ogni caso, penso che la Serbia sia un Paese pieno di risorse. Belgrado è una capitale davvero speciale e i luoghi dove ho trascorso la mia giovinezza sono sempre nel mio cuore.

Come dicevamo, sei molto attiva nel promuovere la conoscenza degli autori jugoslavi e post-jugoslavi tra i lettori italiani. C’è un grande patrimonio di autori classici, una fascia di autori contemporanei affermati e con qualche anno sulle spalle e molti giovani lanciati nell’esperienza della scrittura. Molti vivono nelle Repubbliche nate dalla dissoluzione della Jugoslavia; molti altri fuori dai loro confini: chi in Europa, chi negli USA. Insomma, è un panorama letterario (e umano!) molto ricco e articolato e solo parte delle opere è tradotta in lingua italiana. Qual’è, secondo te, il grado di sensibilità delle case editrici e dei lettori del nostro Paese? E’ una letteratura apprezzata solo dai cosiddetti “amanti dei Balcani” oppure c’è una conoscenza ed una consapevolezza che investe un pubblico più vasto? Spesso la sensazione è che persino i “Grandi” siano sconosciuti …

Il patrimonio letterario dei popoli slavi meridionali è davvero ricchissimo. Si tratta di letteratura di altissimo livello che nulla ha da invidiare alle letterature nelle lingue più conosciute, scritte e lette. DIciamo che i grandi classici della letteratura jugoslava – come Ivo Andrić, Danilo Kiš, Miroslav Krleža – sono stati proposti al pubblico italiano tanti anni fa. Ma questo non vuol dire che il lettore italiano li conosca bene. Anzi! Prendiamo il caso di Danilo Kiš. I suoi romanzi sono stati tradotti e pubblicati da Adelphi ancora negli anni ’80, ma la sua ricezione da parte dei lettori è stata molto lenta. Solo ora, pian piano, negli ultimi anni, viene scoperto come uno dei maggiori scrittori europei (e mondiali) del XX secolo e un Nobel mancato.
Questa scoperta avviene anche grazie al lavoro incessante dei promotori della cultura ex-jugoslava. Sono persone instancabili e tanto innamorate di questa letteratura, che – come me – cercano di promuovere questi autori e di farli conoscere ai più.
Oltre a quelli che ho menzionato, vanno ricordati altri scrittori classici: giganti letterari come Meša Selimović, Miloš Crnjanski, Borislav Pekić, Filip David . Oppure più giovani, come Dragan Velikić, Dušan Veličković, Slobodan Šnajder, Slavenka Drakulić, Dubravka Ugrešić, Jelena Lengold, Veselin Marković. E infine, la generazione più giovane, ossia gli scrittori contemporanei che si stanno facendo conoscere sempre di più, in Italia e in altri Paesi occidentali: Darko Tuševljaković, Faruk Šehić, Marica Bodrožić. 

Devo dire, con grande piacere, che l’interesse delle case editrici (per lo più quelle piccole-medie ed indipendenti) per queste letterature è sempre più evidente. Certamente, il livello della produzione/traduzione/pubblicazione di libri serbi, croati, bosniaci, sloveni, montenegrini, macedoni è nettamente inferiore rispetto alle letterature dei “grandi” Paesi. Tuttavia, vi è un miglioramento. Il lavoro delle traduttrici e dei traduttori in questo senso è molto, molto importante. 

Qualche mese fa hai realizzato la pagina facebook “YU LetteraMondo” (https://www.facebook.com/YuLibriXX), nella quale ci offri numerosissimi spunti per incuriosirci e per approfondire: letteratura e poesia, ma anche arte (pensiamo ai meravigliosi dipinti di Sava Šumanović!) o altri spunti ancora di cultura. Ce ne vuoi parlare tu?

La pagina facebook “YU LetteraMondo” è nata come parte di un progetto che si chiama appunto “Lettera Mondo”, proposto e organizzato a Padova dall’Associazione “Popoli Insieme”. Questo bel progetto vede coinvolte otto comunità straniere residenti a Padova che si fanno conoscere attraverso la letteratura con incontri online, in biblioteca e nelle librerie. Ogni gruppo – proveniente da Argentina, Brasile, Camerun, Corno d’Africa, Cina, Marocco, Romania, Ex-Jugoslavia – presenta alla cittadinanza alcune opere scritte in lingua originale e tradotte in Italiano che meglio rappresentano le rispettive comunità. Attorno ai libri si radunano e si raccontano ragazzi, adulti, donne, uomini di diversi Paesi. E’ un progetto che dura due anni e finirà con un bel festival (si spera in presenza …) nell’autunno di quest’anno.

Noi, come gruppo ex jugoslavo (tra di noi ci sono Serbi, Croati e Bosniaci), abbiamo proposto i seguenti libri: Chi ha fatto il turno di notte di Izet Sarajlić, Dizionario dei Chazari di Milorad Pavić e Breviario mediterraneo di Predrag Matvejević. Ma la pagina facebook YU Lettera Mondo propone anche altri testi e autori che scrivono in lingua serbo-croata-bosniaca-montenegrina, in lingua slovena e macedone. Sono le opere di tutti quegli autori che provengono dall’area chiamata “ex-jugoslava”: coloro che hanno vissuto in Jugoslavia e ora si trovano fuori dai suoi confini e coloro che ora vivono in Paesi che all’epoca erano parte dello Stato jugoslavo. Non ci sono distinzioni e nemmeno confini tra i nostri autori e libri. Proponiamo soltanto quelli che pensiamo siano davvero interessanti e utili per la conoscenza della cultura jugoslava. Ce ne sono tanti. 

I tre testi proposti da YU LetteraMondo

Ammettiamo che qualcuno capiti per caso sulla pagina web di Viaggiare i Balcani, legga queste tue parole e sia preso dal desiderio di andare in biblioteca o in libreria? Potendogli far assaggiare diversi “piatti” per dargli un’idea di questo vasto mondo letterario, quali autori e quali opere gli possiamo consigliare? E perché?

Sempre e comunque consiglierei Ivo Andrić, Meša Selimović, Danilo Kiš. Sono imprescindibili e indispensabili per cercare di capire la Jugoslavia. Poi Borislav Pekić, Miloš Crnjanski, Miroslav Krleža, Mirko Kovać, Filip David, David Albahari, Aleksandar Tišma. A molti piace anche Miljenko Jergović; mentre io, personalmente, preferisco Faruk Šehić e Bozidar Stanišić – scrittori bosniaci – e Ferida Duraković, poetessa di Sarajevo. Poi Slavenka Drakulić e Dubravka Ugrešić, scrittrici croate. Jelena Lengold, Dušan Veličković, Dragan Velikić, Veselin Marković e Darko Tuševljaković, autori serbi. Perché proprio loro? Perché attraverso le letture di Andrić e Selimović si può conoscere la storia travagliata e complessa della Bosnia-Erzegovina. Attraverso i libri di Pekić e Crnjanski quella della Serbia e delle migrazioni. Krleža ci dà uno spaccato della storia croata sotto l’Impero austro-ungarico. Filip David, Aleksandar Tišma e David Albahari – di origine ebraica – parlano dell’esilio e della tragica storia degli Ebrei in Jugoslavia. Drakulić scrive di donne nella società comunista e in quella attuale. Ugrešić della migrazione. Šehić scrive della guerra in Bosnia e Stanišić anche, ma da un altro punto di vista: il primo ha preso le armi, mentre il secondo si è rifiutato di farlo. I Belgradesi Velikić e Veličković vi avvicinano al mondo della Jugoslavia prima della sua dissoluzione e alla Serbia degli anni ’90 fino ad oggi e lo fanno in maniera ironica, distaccata, dissacrante. 
Insomma, ci sono tanti autori che scrivono nella mia lingua che vorrei far conoscere agli amici italiani e spero che, anche attraverso il mio piccolo e modesto contributo, il mondo letterario jugoslavo possa essere loro più vicino e più accessibile.

Grazie Aleksandra per aiutarci a scoprire e a conoscere questo mondo! Una vita … comunque … non basta!

Continueremo a seguire con interesse le tue attività e ti auguriamo grandi soddisfazioni.

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