I Balcani entrano così per la prima volta a far parte dei film scelti per l’unica sezione competitiva del festival, che quest’anno vede in gara sette pellicole, provenienti da altrettanti Paesi del mondo. Il film bosniaco, proiettato per la prima volta al festival di Toronto nel 2013, sarà anche una delle quattro anteprime italiane del Detour. Racconta la storia di una turista australiana che, dopo aver letto una guida di viaggi, decide di andare a Višegrad. Cittadina ricca di storia al confine tra Bosnia-Erzegovina e Serbia, attraversata dal famoso ponte sulla Drina, costruito in epoca ottomana e che dà il titolo anche al romanzo d’esordio del premio Nobel Ivo Andrić, Višegrad ai tempi della guerra fu uno dei primi scenari di pulizia etnica sulla popolazione musulmana. Dopo la prima notte, la turista australiana capirà subito che il suo viaggio sarà un’esperienza molto più complessa di quanto potesse immaginare alla partenza. “La pace nei paesi del dopoguerra è tutt’altro che romantica” spiega la regista nella presentazione del film.

Se l’esperienza del viaggio in Bosnia-Erzegovina è qualcosa che travalica il semplice turismo, anche fare i registi può essere ancora oggi molto difficile, se non addirittura rischioso. “Come in ogni dopoguerra – racconta la regista– le persone che hanno guidato la guerra in Bosnia fanno ancora parte della polizia, delle istituzioni giudiziarie, formative e politiche. Queste persone proteggono i criminali di guerra e vi sono strettamente legate. Siamo stati avvisati – continua Žbanić – che fare un film come questo sarebbe stato molto pericoloso e che non eravamo al sicuro a Višegrad. Ma il film doveva essere girato a Visegrad e abbiamo deciso di correre il rischio, facendo del nostro meglio per minimizzare i rischi”.

Žbanić si è laureata in regia teatrale e cinematografica a Sarajevo, il film “Grbavica” (“Il segreto di Esma”) è stato distribuito in 40 paesi con grande successo e ha all’attivo altri tre film, oltre a quello che sarà presentato al Detour: “Boulder’s Diary” (2007), “On the Path” (2010) e “Love Island” (2014). La proiezione di “For those who can tell no tales” è in programma venerdì 17 ottobre alle 23 nella sala Fronte del porto al cinema Porto Astra di Padova.


Un’immagine di “For those who can tell no tales”

A giudicare i sette film in concorso sarà una giuria presieduta da Luca Bigazzi, direttore della fotografia di molti film, tra cui “La grande bellezza” e formata dall’attrice Lucia Mascino (tragli altri, “Habemus Papam”) e dal regista di confine Matteo Oleotto, rivelazione del 2013 con il pluripremiato “Zoran, il mio nipote scemo”.

Tre saranno i premi ufficiali per i film in concorso: Premio al miglior film assegnato dalla giuria, Premio speciale della Giuria assegnato dalla giuria al film che meglio interpreta l’idea di viaggio e Premio del pubblico assegnato dal pubblico che è chiamato a votare i film in concorso.

Al concorso sono ammessi film di fiction e film documentari che affrontino il tema del viaggio in uno dei suoi tanti aspetti come la fuga, l’esilio, la migrazione, l’esplorazione, il vagabondare. Film che raccontino viaggi di ritorno, di scoperta, di formazione, o che trattino temi importanti come lo spaesamento, l’attraversamento, il confine, senza limiti di genere o di formato.

Le altre sei opere in gara sono “Cherry Pie” (Svizzera, 2013) di Lorenz Merz, “Gare du Nord” (Francai, 2013) di Claire Simon, “El Rayo” (Spagna, 2013) di Fran Araujo e Ernesto De Nova, “Hope” (Francia, 2013) di Boris Lojkine, “The Stone River” (Italia/Francia, 2013) di Giovanni Donfrancesco e “Watermark” (Canada, 2013) di Jennifer Baichwal e Edward Burtynsky.

Ma il programma del Detour festival non si esaurisce di certo con i film in concorso. Tra gli svariati appuntamenti, la sezione Omaggio all’autore quest’anno sarà dedicata al giovane regista statunitense Jeff Nichols, numerosi incontri e film arricchiranno la sezione Eventi speciali, ci sarà un focus dedicato all’attore e regista Pippo Delbono, ospite al festival, così come Giusppe Cederna, viaggiatore, attore e scrittore che racconterà la sua India, mentre la serata di apertura sarà dedicata all’Armenia con il film “Le vojage en Arménie (2006) di Robert Guédiguin, preceduto dall’intervento della scrittrice e saggista Antonia Arslan e della violinista di origine armena Sonig Tchakerian, che eseguirà la sonata monologo per violino solo di Khachaturian. 

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