Riazzerare tutto è impossibile. E allora godiamoci quei pochi esempi cresciuti così, per merito o buona sorte: metropoli di provincia, la combinazione ideale tra cosmopolitismo e territorio. Luoghi dove la vita scorre ancora con il ritmo giusto; dove mercati e insegne tipiche hanno ancora la meglio sulle asettiche griffes della globalizzazione; dove la febbre del mattone si è sfogata in periferia lasciando un centro storico integro e suggestivo, tra ponti sull’acqua, chiese barocche, decori art nouveau. Lubiana ha l’eleganza composta di una mitteleuropa, il colore dei balcani, il calore del mediterraneo (d’estate: perché d’inverno la cornice dei monti soffia volentieri freddo e neve). È tanto vicina all’Italia da proporsi come meta anche per la scappatella romantica di un week-end: pure coniugale, intendiamoci, di nascosto da figli e altri animali domestici. È soprattutto una piccola Copenhagen, nel senso che la bicicletta è qui – come più in generale in Slovenia – il mezzo di adozione sia degli abitanti (e in particolare dei 50 mila studenti che popolano le 14 università e le 3 accademie d’arte) sia dei visitatori. Al punto che d’estate, nelle ore di punta, il centro storico pedonalizzato può addirittura saturarsi di traffico nello spazio ridotto che i caffè all’aperto contendono allo struscio dei pedoni e delle bici (buona norma, in quei brevi tratti, scendere di sella e portare la bici a mano).

Il palazzo del municipio.

SI PARTE DALL’ ALTO

Per iniziare, le misure di Lubiana si prendono dall’alto. Ci si inerpica sullo sperone boscoso che la sormonta (direttissima a piedi o con la funicolare monorotaia). Si raggiunge il Ljubljanski grand, il castello medievale ingentilito nei secolo successivi quando è servito da tolda di governo della regione (oggi si visitano le due sale nuziali e la torre panoramica; altri punti di belvedere sono sparsi sulla sommità). L’ampio spicchio di città che si ha sott’occhio ne mostra la stratificazione nel tempo a cerchi concentrici, la si legge come fosse un tronco d’albero. Il primo cerchio lo descrive la città medievale ridossata al castello (ferita da un terremoto nel 1511, oggi si presenta felicemente ibridata dalle successive costruzioni barocche). Il secondo cerchio è offerto dalle placide acque della Ljubljanica, che disegna le sue anse assecondando la morfologia del terreno. Il fiume che tanto dà al sottile fascino di Lubiana si biforca appena a sud del centro, dove è stato costruito nel 1780 il canale Gruber per ridurre i rischi delle ricorrenti piene (scorre inosservato sul retro della collina e si ricongiunge a ovest della città). Le due rive della Ljubljanica sono collegate da una serie di ponti diversi per epoca e stile, che nel loro insieme, assieme al lungofiume, costituiscono il palcoscenico privilegiato per la dolce vita cittadina: tra i più celebri sono il ponte dei draghi in stile liberty e quello dei calzolai che fu disegnato sul modello del ponte vecchio di Firenze, poi rifatto negli anni ’30 da Joze Plecnik. A lui si deve anche l’idea di innestare sul vecchio ponte di pietra due arcate laterali: il “triplo ponte” è oggi il più classico raccordo tra la nuova e la vecchia Lubiana. Il terzo cerchio è costituito dai quartieri sulla rive gauche della Ljubljanica: mostrano una maglia più regolare, sviluppata tra ‘700 e ‘800 con l’abbattimento della vecchia cinta di mura. Vi sorge la maggior parte degli edifici pubblici e un assortimento di chiese e accademie. Il barocco, qui, è quello tardo e addolcito, i colori sono quelli pastello dell’evoluzione rococò. Lo sguardo poi si allontana sulle macchie di verde dei parchi cittadini che si fanno spazio tra i più voluminosi insediamenti del secondo novecento. Il più popolare è il Tivoli, classico luogo di svago per famiglie, che risale lungo la seconda collina che fa da osservatorio alla città, la collina Roznik. Più nascoste dal castello – a sud della città vecchia – sono due antichi sobborghi di Lubiana che vanno inclusi anche nella visita più frettolosa: Trnovo e Krakovo, con i loro mercatini, le loro casette basse, le loro trattorie, i mestieri di una volta.

Piazza Preseren. La chiesa Francescana.

PAUSA CAFFE’

Lungo il fiume, e sulla variopinta teoria di ponti che lo attraversano, il tempo rallenta; sui lungargini e nei vicoli della rive droite gli spazi all’aperto si moltiplicano, la stessa attenzione – pregio non da poco – è dedicata a chi sosta per un semplice caffè e a chi si concede una ghiotta espllorazione di etichette e piatti all’incrocio tra la cucina italiana, orientale, asburgica. I mercati all’aperto sono ancora quelli tradizionali: prodotti della terra o dell’artigianato, antiquariato d’occasione. Quello più celebre è al coperto, nel tratto di argine perimetrato dal monumentale colonnato di Joze Plecnik, un architetto che ha lasciato a Lubiana gioielli di ispirazione modernista, nei quali confluiscono gli innesti più vari, dal classicismo dell’antichità romana ai decori bizantini. Addirittura, la bici può stare stretta per un centro storico che si gusta passo a passo Ma consente di raggiungere in pochi colpi di pedale tutto quello che di altro merita una visita, in particolare i luoghi di interesse naturalistico. Abbiamo già detto del parco di Tivoli (nel cuore del giardino c’è una residenza estiva del maresciallo Radetzky, il grande avversario del risorgimento italiano, oggi sede del centro internazionale di arti grafiche; nei pressi anche il giardino zoologico); sulla strada per il Tivoli, vale la pena transitare per il parco e la piazza Miklosic, in puro stile secessione. Lubiana ha anche un Orto botanico che ha appena festeggiato i due secoli di apertura, raccoglie oltre 4500 specie, locali ed europee, di altri continenti, suddivise per habitat. Completamente allo stato naturale è invece l’ambiente della palude lubianese che si estende a sud-ovest della città, con sentieri e punti di osservazione per fauna e flora tipiche delle zone umide. E poi da Lubiana la Slovenia tutta è a portata di bici: con una buona rete di ciclabili; con una invitante rete di strade secondarie, poco battute e con buona segnaletica; con l’appoggio di una rete di Slovenia Bike Hotel e la collaborazione degli sportelli locali del turismo, in molti casi dotati di un punto informativo specifico per ciclisti. Chapeau.

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