Una critica mossa spesso nei confronti dei progetti di cooperazione internazionale risiede nella scarsa conoscenza dei contesti in cui le ONG vanno ad operare. A causa della continua e a volte schizofrenica ricerca di finanziamenti, resta poco tempo per il radicamento e la prossimità. A queste condizioni, piuttosto che provare ad essere motori di cambiamento nati dal riconoscimento, sostegno e valorizzazione delle risorse locali, i progetti si trasformano in “kit di pronto soccorso chiavi in mano” (l’espressione è di Giulio Marcon): progetti mordi e fuggi pensati a tavolino e con un’unica metodologia, strategia e modalità d’intervento, pronti per ogni esigenza e area geografica.

Per fare un bilancio complessivo dell’esperienza Seenet II occorrerà del tempo, specie per valutare la sostenibilità di lungo periodo – la riproducibilità delle esperienze virtuose emerse dall’implementazione. L’approccio seguito nella fase di ideazione sembra almeno esser riuscito ad evitare le criticità appena accennate: i soggetti italiani capofila delle diverse azioni avevano tutti esperienze pregresse di cooperazione con i territori partner. E’ stato così per il Trentino, forte di anni di cooperazione comunitaria con Peć/Peja e Kraljevo; la Regione Toscana, che lavora da anni in Erzegovina sul tema della valorizzazione di produzioni enogastronomiche autoctone. Lo stesso vale anche per la Regione Piemonte e le sue comunità montane, legate alla Bosnia-Erzegovina (in particolare le sue aree rurali) da molto tempo.          

Quando è iniziata la cooperazione tra il Piemonte e la Bosnia-Erzegovina? Perché proprio la vostra Regione è stata individuata come capofila di questa azione? Come si è rafforzata tale relazione durante il programma Seenet II?

La Regione Piemonte è legata a questi territori da un rapporto che nasce nel 1995 con iniziative umanitarie e di assistenza post-bellica successivamente sviluppatesi in interventi di cooperazione internazionale volti alla ricostruzione e riabilitazione del sistema socio-economico.

Con l’avvicinarsi dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, il Comune di Torino ed il TOROC (acronimo di TORino Organising Committee, ovvero Comitato per l’ Organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali, ndr), nell’ambito della Tregua Olimpica sostenuta dal CIO, dal CONI e dal Ministero degli Affari Esteri italiano, hanno promosso un programma di eventi comprendente, nell’ottobre 2005, una missione a Sarajevo, città sede dei Giochi Olimpici Invernali del 1984. Questa missione, oltre ad aver visto la firma dell’Appello per la Tregua Olimpica in un luogo simbolo come Sarajevo, è stata l’occasione per presentare il progetto di bonifica dalle mine antiuomo di un’area del Monte Trebević che oltre ad essere stato sede della pista di bob nel 1984, rivestiva un grande valore economico e sociale per la popolazione di Sarajevo. Successivamente, per dare continuità ai positivi interventi già realizzati, su richiesta delle autorità locali bosniache, di concerto con l’ONG italiana INTERSOS e coinvolgendo la Provincia di Torino, la Regione Piemonte ha approvato il prosieguo degli interventi di sminamento con il finanziamento di due nuovi lotti nei Comuni di Hadžići e Trnovo.

In seguito, è stato realizzato il progetto “Cooperazione decentrata per il rafforzamento istituzionale dei comuni montani bosniaci” che ha visto collaborare i Comuni Montani bosniaci con le Comunità Montane Piemontesi confluite nella CHAV (Conferenza Hautes Alte Valli – Associazione italo francese di Comunità Montane e Communautées de Communes – finalizzata alla valorizzazione del territorio alpino transfrontaliero). Tale progetto rappresenta la base su cui si sono strutturate le attività del Programma SeeNet.

Con il Programma SeeNet II, si è ritenuto di responsabilzzare i comuni affidando loro la realizzazione di interventi puntuali. Con l’assistenza del partner tecnico italiano i comuni bosniaci hanno lavorato sui seguenti ambiti: la valorizzazione delle grotte Orlovača di Pale e Megaradi Hadžići, la creazione di una pista cicloturistica nelle località Babin Do, Čakle e Sinanovići nel territorio di Trnovo FBiH, la creazione di tre agriturismi e di un punto di degustazione delle specialità locali a Trnovo RS, la promozione del turismo rurale e la valorizzazione della località di Vranduk nel comune di Zenica, la valorizzazione delle produzioni agricole a Zavodivići, la costruzione di una pista per lo sci nordico sulla montagna di Vlašić nel territorio di Travnik e nella valorizzazione urbanistica e turistica del complesso della città medioevale di Kamengrad nel comune di Sanski Most.

Nel programma agli interventi puntuali di valorizzazione delle risorse ambientali e culturali, è stata associata una attività di formazione e di accompagnamento continua, basata sull’apprendere dal fare e dalle esperienze realizzate dal partenariato italiano. L’attività formativa, rivolta ai tecnici e agli amministratori dei comuni bosniaci, ha accresciuto le loro competenze specifiche, attinenti lo sviluppo locale in aree rurali, la valorizzazione delle risorse locali, la programmazione, realizzazione e gestione e presa in carica di progetti integrati di area (territoriali o tematici) che coinvolgano più soggetti e favoriscano la costruzione di alleanze, reti e sistemi sia locali, sia internazionali.

Il lungo e continuo lavoro di accompagnamento e confronto tra la realtà montana italiana e quella bosniaca e lo scambio di esperienza ha contribuito ad arricchire entrambe le parti consolidando le relazioni e creandone delle nuove.

 La mattina del 27 giugno alle ore 9.30 presso la Sala marangonerie del castello del Buonconsiglio si parlerà del programma Seenet II all’interno della conferenza Approcci innovativi e nuove pratiche di Turismo sostenibile nei Balcani”

I relatori saranno:

- Gino Baral, Regione Piemonte

- Gert Guri, Università di Trento

- Luca Lietti, Associazione Trentino Balcani

- Selma Nametak, Oxfam Italia

- Lazar Nisavic, Sodalis

Modera: Francesca Vanoni, Osservatorio Balcani e Caucaso

Tra le varie attività dell’azione vi era l’adeguamento di case rurali per l’agriturismo a Trnovo. Questa forma di ospitalità è già diffusa in BiH? Esistono reti a livello nazionale o di entità cui connettere gli agriturismi di Trnovo? 

Esistono già alcune iniziative in altre parti della Bosnia, ma non esistono ancora delle reti strutturate. La maggiore criticità riscontrata dalle strutture preesistenti è relativa alla scarsa fruizione di tale strutture in quanto nelle aree rurali non esiste una domanda turistica e le strutture (pochi agriturismi non organizzati in sistemi) non hanno né le capacità né le risorse per costruire un’offerta turistica specifica e tanto meno svolgere attività promozionali.

Nello specifico per i 3 agriturismi di Trnovo, così come per gli altri interventi di valorizzazione realizzati nell’area di Sarajevo, con le attività di animazione e formazione, grazie alla partecipazione attiva di una pluralità di attori locali e del Segretariato tecnico SeeNet, è stato redatto un nuovo progetto per la valorizzazione delle aree montane situate attorno a Sarajevo mediante lo sviluppo di forme innovative di cicloturismo – “Sarajevo Olympic Bike Park”.

L’impianto normativo della Bosnia-Erzegovina è fortemente frammentato sia tra entità che a livello cantonale in Federacija, con la conseguenza di diseguaglianze d’accesso e trattamento (penso al caso del sistema di protezione sociale e sanitario) e stalli istituzionali. Qual è la situazione in ambito turistico e agricolo? Avete incontrato difficoltà nel perseguire medesimi obiettivi e strategie lavorando contemporaneamente nelle due entità e in diversi cantoni?

Partendo dalle esigenze locali dei comuni si è ritenuto di scegliere dei progetti diversi per sperimentare approcci alternativi alla valorizzazione delle aree rurali e allo sviluppo dell’agriturismo. La diversità dei progetti è stata associata ad una analogia di processo metodologico nelle varie fasi  di progettazione, realizzazione, valutazione e, speriamo, di futura gestione dove si è cercato di dare più importanza al processo che ai singoli progetti.

Il processo avviato ha contribuito ad accrescere nuove competenze per lo sviluppo locale favorendo la costituzione di nuove relazioni e alleanze territoriali, tra più comuni, diversi attori locali (associazioni e imprenditori). Cercando di costruire nuovi strumenti di governance in contesti di criticità funzionali e di complessità degli organi di governo e di normative.

L’auspicio è che i processi di nuove governance possano contribuire a superare l’impianto normativo attuale e la rigidità delle strutture e dell’apparato organizzativo pubblico, presente anche in ambito turistico e agricolo, dove si ha l’impressione che le varie forme in cui è articolato l’apparato governativo, cantonale e comunale abbiano paura di perdere il loro potere.

Come dare continuità al progetto? è già possibile per un turista italiano o straniero usufruire del sistema di offerta costruito in questi anni?

Per dare continuità alle attività realizzate e costruire sistemi d’offerta strutturati, con la partecipazione degli 8 comuni, di altri comuni e di istituzioni – organizzazioni e attori privati sono stati definiti 2 nuovi progetti d’area:: Valorizzazione del cicloturismo sulle montagne di Sarajevo ”Sarajevo Olympic Bike Park” e Valorizzazione delle produzioni agricole “Il paniere dei prodotti locali”.

I territori coinvolti sono perlopiù zone di montagna, comprensibile dato il grande patrimonio naturalistico di questo paese. In quali condizioni vivono queste comunità montane? Siamo in presenza di rischio spopolamento come in altre zone del Sud-Est Europa (come ad esempio nelle Alpi Albanesi)? Entità e governo centrale sono sensibili a queste tematiche?

L’impoverimento sociale e culturale di queste aree continua ad accrescersi anche a causa dell’emigrazione giovanile verso i centri urbani, dove maggiormente si concentrano le attività commerciali e i servizi e dove risiedono maggiori opportunità.

La carenza di competenze tecniche a livello locale, per l’assenza di una tradizione agricola e imprenditoriale (di piccola impresa), rende difficile l’avvio di processi di sviluppo nei settori dell’agricoltura e del turismo. In alcuni comuni come Pale, Trnovo BiH, Hadzići e Travnik sono presenti piccole stazioni di sport invernali che devono far fronte agli elevati costi delle infrastrutture impiantistiche, ai cambiamenti climatici, alla carenza di pianificazione urbanistica e territoriale e alla diffusione, in particolare nel periodo post bellico, dell’abusivismo edilizio.

Sia nel settore agricolo che nel turismo manca una governance e una visione orientata all’integrazione tra i settori produttivi, alla costruzione di relazioni (partenariati) sociali, territoriali e amministrativi e alla valorizzazione delle risorse locali.

Lo sviluppo locale, molto spesso, è anche impedito o limitato dalla mancanza di risorse finanziarie, e questo fa si che lo sviluppo rurale in Bosnia-Erzegovina per un lungo periodo dipenderà dall’impegno della comunità internazionale.

Il turismo rurale rappresenta per questi territori una chiave di sviluppo sociale ed economico, può attivare sinergie virtuose con altri settori, accrescere l’immagine e la visibilità dei luoghi, e sollecitare nuove consapevolezze negli attori pubblici e privati. Un percorso impegnativo che richiede competenze specifiche, una cultura della programmazione basata sulla collaborazione e la costruzione di alleanze tra territori contigui e tra comparto pubblico e privato. 


La fortezza di Travnik (flickr Brenda Annerl)

Tra i risultati attesi vi era l’applicazione della metodologia Leader, uno specifico e intelligente approccio di sviluppo locale per le zone rurali ideata dalla Rete europea per lo sviluppo rurale (RESR), arrivato recentemente anche in Croazia e Slovenia. Quali risultati sono stati raggiunti in questa direzione? Sono stati formati dei Gruppi di azione locale anche in Bosnia-Erzegovina? Guardando alle politiche di sviluppo rurale e al turismo sostenibile, come vede questo paese a raffronto con gli altri paesi UE in vista del processo di unificazione?

Nelle attività di formazione e accompagnamento alla realizzazione dei progetti gestiti dai comuni, con continuità e determinazione si è fatto riferimento a dinamiche di sviluppo locale sostenibile che favoriscano la partecipazione degli attori locali. Le pratiche locali, l’agire degli amministratori e dei tecnici comunali, conseguenza delle loro conoscenze e formazione, come del resto avviene in molte parti anche da noi, hanno reso difficile l’applicazione della metodologia Leader. Un buon risultato in questo senso è stato raggiunto nella predisposizione dei 2 nuovi progetti territoriali, dove si è cercato di costruire delle relazioni virtuose tra più comuni, organizzazioni e istituzioni locali.

 

 

 


 

 

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